#ATuPerTu con Giacomo Asaro – Overlook Hotel Italia

Ammettiamolo, non c’è autore contemporaneo più famoso di Stephen King. Uno scrittore fecondo a cui anche il mondo del cinema rende continuamente omaggio. Di questo e altri aspetti abbiamo parlato con Giacomo Asaro, creatore della fanpage Overlook Hotel Italia.


Ciao Giacomo! Dunque, partirei del pacato commiato che Stephen King ha riservato a Trump su Twitter, ovvero “You lost, you miserable self-entitled infantile fucker. Concede and get the hell out.” L’autore è molto attivo su quella piattaforma, tu lo segui? Cosa ne pensi delle sue esternazioni?

G: Ciao e grazie mille per questa intervista. Beh, sì ovviamente seguo King pure su Twitter. Negli States la partecipazione politica è una parte fondamentale di ogni cittadino. Facci caso, ogni attore, regista, produttore, scrittore e sportivo, ma praticamente tutti, sono abbastanza schierati politicamente e hanno idee molto chiare e nette. Cosa ne penso? Io, di base, penso che ognuno deve parlare di ciò che sa. Il dottore parla di medicina. Il virologo parla di virus. L’allenatore parla di calcio e tattiche. Io non posso parlare di ingegniera aerospaziale. So che non è così sopratutto nel mondo dei social, tutti parliamo di tutto. Il Re per noi può sembrare eccessivo, ogni tanto, ma in America la politica è molto sentita e sono molto molto patriottici. E poi King può parlare di qualunque cosa, no?

Giusto! Un altro modo per conoscere più a fondo King, sia da un punto di vista professionale che umano, è attraverso la lettura di ‘On Writing. Autobiografia di un mestiere’. Ritengo sia molto più di un manuale di scrittura. A chi lo consiglieresti?

G: A tutti. Lo consiglierei anche a chi non è appassionato di King o non è appassionato di scrittura. E’ un libro meraviglioso. Un saggio sulla sua vita pieno di consigli sul mestiere dello scrittore ma anche di aneddoti e “segreti” su alcuni suoi racconti. Fu una gran bella lettura.

In un articolo per il New York Times scrisse “Avevo migliaia di idee ma solo dieci dita e un’unica macchina da scrivere”. King è uno scrittore prolifico e di grande qualità, si può dunque parlare solo di “opere meno riuscite”. A tuo avviso quali sono?

G: Sì, ci sta, ogni artista ha “opere meno riuscite”. Non si può creare sempre ‘Let it be’, devi andare avanti e provare a fare altre melodie. Le “opere meno riuscite”, a mio parere, sono ‘La bambina che amava Tom Gordon’, ‘Colorado Kid’ e alcuni firmati con lo pseudonimo Richard Bachman, però se devo essere sincero anche le “opere minori” riescono a dare qualcosa. Riescono a regalarti un’emozione, una morale o un bel ricordo.

Il Re è generoso ma non regala nulla. Secondo te, quali sono gli aspetti che lo hanno colpito e convinto degli autori con i quali ha collaborato negli anni?

G: Lui è uno che si lancia sempre in nuove avventure. Era nato il tablet e allora creò una storia adatta per il tablet. C’era la possibilità di fare un libro a puntate tramite internet e allora si lanciò anche in quello. Ama esplorare nuovi mondi, quindi accetta spesso di collaborare con vari autori anche per questo. Ama intrecciare il suo linguaggio con quello di altri. La maggior parte delle volte nasce un ottimo cocktail.

Non si esime poi dal recensire opere altrui. Vista la sua autorevolezza un suo giudizio positivo costituisce quasi una garanzia. Dal canto tuo, attraverso il progetto Overlook Hotel Italia, cerchi di dare voce a scrittori emergenti a tuo avviso meritevoli?

G: Sicuramente anche questo è un obiettivo della pagina. Una vetrina per tutti. E’ un luogo per appassionati di King e per appassionati di libri. Un “hotel” per parlare di noi e confrontarci sulla vita e sulle opere di King. Ci sono moltissimi autori emergenti e c’è sempre spazio per loro, non solo per scrittori. Abbiamo avuto tanti ospiti, come Anemone Ledger, bravissima scrittrice emergente.

King esprime con franchezza le sue opinioni circa gli adattamenti dei suoi scritti per il grande e piccolo schermo. Da ciò che si può vedere dal trailer, come pensi se la caverà la serie tv ‘The Stand’?

G: King è molto critico sugli adattamenti delle sue opere ma ci sta, dopotutto “toccano e maneggiano” le sue creature. Per quanto riguarda ‘The Stand’, dal trailer sembrerebbe essere carino. Sono molto curioso. C’è da dire che una cosa è il libro e una cosa sono invece i film e le serie tv. Cambiando mezzo, cambia il linguaggio, l’estetica e i tempi. Sono cose diverse e quindi è giusto “adattarle”. Non mi aspetto un copia incolla de ‘L’ombra dello Scorpione’, non lo vorrei mai, mi annoierei.

A proposito di virus letali e situazioni distopiche, durante un’intervista al The Late Show with Stephen Colbert ha detto che non vorrebbe mai trovarsi in lockdown con Annie Wilkes e Jack Torrance (rispettivamente protagonisti dei romanzi ‘Misery’ e ‘Shining’, n.d.a.). Concordi? Hai altri temibili personaggi da aggiungere alla black list?

G: Non mi vorrei mai trovare in salotto con Big Jim, personaggio di ‘The Dome’. Comunque si, concordo, sono dei personaggi abbastanza complicati. Sopratutto viverci durante un lockdown. Meglio soli.

Parliamo di Tabitha, la donna con cui invece convive quotidianamente. Lei non ama, giustamente, essere definita “la moglie di” e ricorda sempre di essere a sua volta un’autrice. Come descriveresti la sua figura?

G: Tabitha è molto importante per King. Probabilmente non esisterebbe King senza Tabitha. Fu lei a recuperare la prima stesura di Carrie dalla spazzatura. Fu lei a credere sempre in lui e a salvarlo nei momenti più complicati. Se King parla in maniera meravigliosa del mondo femminile è grazie a lei (e alla madre).

Ho trovato lodevole l’iniziativa della fanpage Stephen King Italia di pubblicare una raccolta di racconti brevi, intitolata ‘Quando a Derry fa buio’, scritti dai suoi seguaci. Al suo interno troviamo anche un tuo contributo.

G: Si, è stata una cosa davvero simpatica e utile. E’ sempre bello leggere di autori emergenti appassionati di King e conoscerili. Parliamo la stessa lingua. Anche grazie a quel libro ho pensato e creato la mia raccolta di racconti.

Natale è alle porte, convincimi a regalare una copia della tua raccolta ‘Danze notturne in stazioni di provincia’. Lo consigli ad un pubblico di appassionati del genere o non solo?

G: Ma che bella idea! In realtà il mio libro è per tutti quelli che non riescono a trovare del tempo per leggere. E’ stato scritto proprio per i non lettori, visto che ci sono raccontini di due, tre pagine e il libro si finisce in un’oretta. Perchè comprarlo? Chi è che non ama danzare ad occhi chiusi in mezzo alla strada? Tutti lo vorremmo fare. E’ un libro sincero. Libero. C’è tanta verità. Comunque non c’è soltanto il brivido, anzi, probabilmente è più romantico che horror.

Danze notturne in stazioni di proviancia di Giacomo Asaro

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